Rossa come l'amore perduto by Roberta Rizzo

autore:Roberta Rizzo
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2014-11-03T16:00:00+00:00

LA PRIMA VOLTA

La notte sembrò non terminare mai. Neppure il suono dei carillon fu di conforto. Una decina erano già sopra la scrivania, una ventina stavano negli scatoloni arrivati da Parigi. Coco guardava le sue creazioni con nostalgia: non aveva più voglia di costruirne altre. Ne rigirò uno tra le mani, le note le sembravano convulse e stonate e non le erano più di aiuto. Evitò di mettersi a letto, preferì accucciarsi con Moz sul freddo pavimento della camera.

Sfogliò e risfogliò il diario di Sara riguardando più volte la foto che fermava il tempo dell’amore tra sua madre e l’uomo dai capelli rossi. Averlo visto in carne e ossa era stato un trauma.

Un colpo durissimo.

Da un lato la curiosità era stata appagata, ma dall’altro la realtà le aveva fatto un altro brutto scherzo. Drago aveva figli. Due maschi. Gemelli. Rossi come lei. Aveva un’altra vita. Un’altra famiglia. Non che la cosa fosse strana, anzi, Constanze aveva ben presente che aveva sposato la stronza preferendola a sua madre. Però l’immagine di lui con i due bambini aveva infiammato il tormento che già provava.

Pensò di scappare via, di lasciare quella città e tornarsene sotto la torre Eiffel, dove nessun Drago avrebbe potuto turbare la sua serenità.

Ma riguardando i libri e i mobili di quella stanza s’intestardì. «Non l’avrai vinta! Mia madre l’hai cancellata. Io invece esisto! Sono qui!»

Passò di ora in ora dalla voglia di sfida alla ricerca dell’indifferenza.

«Sputargli in faccia o ignorarlo?» pensò giocando con Art che zampettava sopra le sue gambe.

Alle sei del mattino, sotto una doccia calda, fece scivolare con l’acqua il dolore dal corpo. Ma il palo appuntito conficcato nella sua mente, rimaneva ben fermo. Saldo come la realtà che le stava di fronte.

Ritornò in camera gettandosi finalmente sul letto per trovare riposo, il giorno dell’esame era arrivato e doveva concentrarsi solo sulla musica e sul suo Cap, che attendeva di essere suonato, di vibrare là, dove Sara, tanti anni prima, era riuscita a far volare alte le note.

Nel dormiveglia udì il rumore dell’aspirapolvere che ringhiava al piano di sotto. La nonna era già in vena di rassetto.

Sonnecchiò tra mille pensieri, perdendosi in un impalpabile oblio.

Polvere e ragnatele erano state spazzate via, Marilina aveva pulito a fondo la villetta poi, sopraffatta dalla stanchezza, si era appisolata in poltrona dimenticando di preparare la colazione alla nipote. L’orologio a cucù cantò le undici, l’anziana donna riaprì gli occhi e tra mille acciacchi si rimise in piedi.

«Coco… Coco, farai tardi!» gridò trascinandosi dal salotto alla scala.

La ragazza uscì dalla camera tranquillizzando la nonna. Era già vestita di tutto punto, con la custodia in mano e Art che le girava intorno al collo.

«Come sei carina. Stai proprio bene vestita così».

«Grazie. Il verde mi dona, vero?» disse gongolandosi nel suo vestito in jersey, corto e molto aderente.

«Finalmente scopri le gambe. Con i pantaloni non si capisce quanto sei bella. Però Art lascialo qui… non è il caso che…» aggiunse la nonna.

«Il mio geco è un portafortuna al quale non rinuncio!» disse Coco, chiudendo il discorso.

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